CastelBrando

La Famiglia Brandolini

Antica famiglia nobile, originaria probabilmente del Brandeburgo, i Brandolini scesero in Italia per combattere a fianco dei Bizantini. Vengono successivamente ricordati per la partecipazione alla prima Crociata (1096 – 1099 d.C.), impresa in seguito alla quale fu aggiunto il simbolo degli scorpioni neri nello stemma di famiglia.

La storia dei Brandolini si intreccia con quella del castello nel 1436 quando la fortezza e gli annessi possedimenti vengono donati dalla Repubblica di Venezia a Brandolino IV e al suo compagno d’armi Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, per il valore dimostrato in battaglia.

Il famoso Gattamelata, promosso a Capitano Generale dell’esercito della Serenissima, cede poi la fortezza per continuare a combattere, nonostante i suoi quasi settant’anni. Brandolino diventa così conte del castello e la sua famiglia ne rimarrà proprietaria per 523 anni fino al 1959.

Oltre a lui, altri membri si sono distinti come condottieri: da suo figlio Tiberto al temibile Gianconte Brandolini, che riuscì all’inizio del ‘500 a strappare diverse vittorie all’imperatore Massimiliano I d’Asburgo.

Tra gli uomini d’arte della famiglia spicca invece Antonio Maria Brandolini, nipote di Gianconte, che trasformò quella che era una fortezza medievale in una reggia cinquecentesca, facendo erigere una maestosa struttura la cui facciata rappresenta ancora oggi uno degli scorci più belli di CastelBrando.

Due secoli più tardi, Guido VIII Brandolini fece invece costruire un teatro nell’Ala Rinascimentale del castello, riservato alle feste da ballo e alle rappresentazioni musicali, ma usato anche come luogo di formazione culturale e civile per i sudditi. Affidò poi all’architetto Ottavio Scotti la creazione dell’imponente corpo settecentesco.

Agli inizi del Novecento, i Brandolini sono invece ricordati per aver mantenuto un regime quasi feudale con i contadini alle loro dipendenze. Secondo le regole della mezzadria, quest’ultimi dovevano a spartire parte del loro raccolto con la potente famiglia, proprietaria di tutti i possedimenti della valle. Soltanto nel 1958 i terreni furono messi in vendita in modo che coloro che li avevano coltivati per una vita intera potessero prenderne possesso.

Questa è la ragione per cui la maggior parte delle leggende tramandate oralmente dipingono i conti come figure crudeli e negative.

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